Vinicio Capossela - Canzoni a manovella. I have been living in Italy for five years now, and this is the most original album I have ever heard. It is a work completely estranged from the concept of music, in many ways it reminds me very much of theater. A very visual music. The strong point of this album is the atmosphere it creates. Personally, I immediately found it very unsettling, it feels like being immersed in an imaginary world, a cross between the Italy of the '50s, a saloon with a piano from an Italian Far West, and Pinocchio's land of toys, a world where imagination has no limits, where good and evil are relative to another dimension, and where man feels like a child again, discovering his new environment with wonder.
Canzoni a manovella will not be my favorite album, but it is one of those that has shaken me the most, so different from all the others I have heard before that it disorients and arouses distrust: at first, I didn’t know whether to applaud or detest it. That is what is incredible, through this album I discovered another completely different, decadent world, whose existence I could not have imagined in Italy in 2005, it is what arouses fear and emotion, the existence of another form of life, another way of thinking, another way of seeing things. At first glance, it may seem like an anachronism, yet it is a decadence wonderfully embedded in our culture.
A truly original music: both for the instruments used that recall peasant festivals and town bands of the '50s (accordion, "music machines", etc...), and for the lyrics written in a shamelessly decadent style but with a certain contemporaneity. Vinicio's voice and the "quirky" figure of his persona harmonize wonderfully with his music. They are one and the same. This album certainly will not please those who do not want to be shaken and disturbed in their certainties, but it will drive everyone else crazy.
Tracklist Lyrics Samples and Videos
03 Decervellamento (04:11)
Per molto tempo fui ebanista
Operaio in borgo d'Ognissanti
Mia moglie lì faceva la modista
E in questo modo tiravamo avanti
Quando la domenica era bella
Ci vestivamo a festa per andar
In via dell'Euchadé tanto per fare
Contenti di veder decervellare
I nostri due marmocchi impiastricciati
Brandendo lieti i miseri balocchi
Salivan su con noi nella vettura
Felici correvamo in via Euchadé
Strozzati tutti quanti allo steccato
Menando colpi per meglio veder
Cercando sotto i piedi un asse o un sasso
Per non sporcar di sangue gli scarponi
Venite, vedete, la macchina girar
Dal ricco ammirate la testa via volar
Eccoci bianchicci di cervella
I pargoli ne mangiano e noi pure
Il palotino affetta con livore
E le ferite e i piombi ci godiamo
Poi vedo sulla macchina spaurito
Un brutto ceffo che mi torna poco
Ti riconosco in faccia bel tomino
Ci hai derubati e non mi fai pietà
A un tratto per la manica mi tira
La sposa mia che avanza con premura
Ma sbattigli sul muso un bel piastrone
Che il palotino si è girato in là
Sentendo il suo superbo ragionare
Mi gonfio di coraggio e da insolente
Di merdra al ricco tiro una gran piastra
Che in faccia al palotino si spatacca
Di colpo oltre il recinto son menato
Dalla folla inferocita strapazzato
E son caduto dritto a testa in giù
Nel vortice da cui non torni più
Venite, vedete, la macchina girar
Dal ricco ammirate la testa via volar
Ecco cosa capita a chi ignaro
Passeggia per veder decervellar
In via dell'euchadé da malaccorti
Si parte vivi e si ritorna morti
04 Marajà (03:25)
É arrivato sul pallone con il botto del cannone
É arrivato sul treruote con la gotta sulle gote
É arrivato in aerostato, coi forzuti del Caucaso
Sul Mercedes cabinato è arrivato il Marajà
Col monocolo e il ciclofono
Va in rivista il Marajà
S'alza l'asta del ginnasta
Quando passa il Marajà
Si sollevano i manubri
Dei sollevatori bulgari
Si spara l'uomo cannone
Quando passa il faraone
Apre il mazzo anche il pavone
Se lo chiede il Marajà
Si scompiscia si sganascia
Si oscureggia il Marajà
Raglia tutta la marmaglia
Quando raglia il Marajà
Sguaian forte i commensali
Versan gli otri ed i boccali
Il pascialato si stravacca
Se stramazza il Marajà
Ma zittiscono e squittiscono
Se sternuta il Marajà
Si stupiscono e svanisono
Se si acciglia il marajà
I giannizzeri ottomani
Fanno guardia ai suoi divani
Col ventaglio e col serraglio
Danno lustro al Marajà
La circassa su una stola
Di ermellino si consola
Gli occhi viola si ristora
Sui coscini di taftà
Alle corse degli struzzi
Fa la mostra dei suoi vizi
Sognan tutti i suoi topazi
Di diventare Marajà
Marajà! Marajà!
Astanblanfemininkutan
Melingheli stik e stuk
Malingut!
Con l'Uncino e la Phinanza
Si rimpinza il Marajà
Tutti accoglie tutti abbaglia
Tutti ammalia il Marajà
Fa da padre e da padrino
Alza tutti al suo destino
Non bisogna più pensare
Pensa a tutto il marajà
Ma t'attacca con riguardo
Tutto il marcio del suo sguardo
Se non credi più a nessuno
Niente crede neanche a te
I miei sogni se li è presi
L'uomo nero e non li ha resi
L'uomo nero che li tiene
E ti trattiene un anno intero
M'han coperto tutto d'oro
E poi mi han lasciato solo
Solo, solo qui a pensare
A diventare marajà
Marajà! Marajà!
Astanblanfemininkutan
Melingheli stik e stuk
Malingut!
15 Con una rosa (05:54)
Con una rosa hai detto
vienimi a cercare
tutta la sera io resterò da sola
ed io per te
muoio per te
con una rosa sono venuto a te
bianca come le nuvole di lontano
come una notte amara passata invano
come la schiuma che sopra il mare spuma
bianca non è la rosa che porto a te
gialla come la febbre che mi consuma
come il liquore che strega le parole
come il veleno che stilla dal tuo seno
gialla non è la rosa che porto a te
sospirano nell'aria le rose spirano
petalo a petalo mostrano il color
ma il fiore che da solo cresce nel rovo
rosso non è l'amore
bianco non è il dolore
il fiore solo è il dono che porto a te
rosa come un romanzo di poca cosa
come la resa che affiora sopra al viso
come l'attesa che sulle labbra pesa
rosa non è la rosa che porto a te
come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te
lacrime di cristallo l'hanno bagnata
lacrime e vino versate nel cammino
goccia su goccia, perdute nella pioggia
goccia su goccia le hanno asciugato il cuor
portami allora portami il più bel fiore
quello che duri più dell'amor per sé
il fiore che da solo non specchia il rovo
perfetto dal suo cuore
perfetto dal dolore
perfetto dal dono che fa di sè
Loading comments slowly
Other reviews
By Django
A masterpiece. Refinement and irony, boisterousness and lyricism coexist perfectly in this album.
He is the brilliant Vinicio, with the demeanor of an old drunken gypsy having fun telling us slightly made-up stories.
By YC
"It is a crank, spinning around and spewing stories, tales, characters, lives, and plots."
"Just press Play, to see in an explosion of air marching souls towards an uneasy destination..."
By asterics
This album, today and perhaps even tomorrow, will always be tied to that old scarce car, rusty here and there.
A tired, fringed carousel that lights up the night too much. Long, long shadows and blind symbols.