"The Blue Dahlia" è un titolo ben noto tra gli appassionati di noir, non solo per la sua atmosfera cupa e inconfondibile dell’epoca, ma perché vanta l’unica sceneggiatura originale scritta interamente da Raymond Chandler. Prima di questa impresa solitaria, Chandler aveva co-scritto con Billy Wilder il capolavoro noir per eccellenza, Double Indemnity (La fiamma del peccato), e poi aveva sofferto durante una collaborazione tutt’altro che armoniosa con Hitchcock per Strangers on a Train (L'altro uomo). Ma The Blue Dahlia è puro Chandler, nel bene e nel male.
Scritto nel 1946, il film ruota attorno a Johnny, Buzz e George – tre aviatori stanziati nel Pacifico e appena congedati. Johnny Morrison torna a casa da sua moglie, Helen, che il dolore per la morte del figlio ha portato dritta fra le braccia di Eddie, proprietario di nightclub dalla morale decisamente elastica e con una passione mai sopita per la sua ex moglie, Joyce. Johnny irrompe in una delle allegre serate tra Helen ed Eddie, se ne va infuriato nella notte, e si ritrova subito arruolato per la sua prossima missione: sospettato di omicidio per essere stato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Helen, mollata da marito e amante nella stessa sera cerca di rifarsi con un maldestro quanto effimero tentativo di vendetta, dato che qualcuno si prende la briga di ucciderla prima che concluda qualcosa.
Helen è la classica femme fatale: cattiva, maligna e condannata. Il suo opposto è Joyce, l’angelo biondo e benintenzionato (anche se piuttosto inconcludente), interpretata da Veronica Lake, forse non selezionata per la sua espressività emotiva, ma per il suo stile da indossatrice. Nel frattempo, Buzz – interpretato con intensità da William Bendix – soffre di disturbo post-traumatico e crea più problemi di quanti ne risolva, mentre George resta sullo sfondo.
Chandler, che non si tirò mai indietro davanti al caos, scrisse senza difficoltà i primi due terzi del film. Ma lo studio impose all’ultimo minuto una riscrittura del finale, e si sente. La parte finale precipita nel territorio tipico di Chandler: colpi di scena contorti, violenza improvvisa e l’equivalente narrativo di un labirinto senza uscita. Come disse lo stesso Chandler: “When in doubt, have a man come through a door with a gun in his hand” E lui era spesso in dubbio.
Eppure, nonostante alcune scene mal risolte e un finale più funzionale che appassionante, il film fu un successo, grazie soprattutto ai dialoghi affilati come rasoi di Chandler e a un cast di prim’ordine. Alan Ladd poco emotivo ma non troppo macho ha la giusta intensità nei panni di Johnny, e le scene al nightclub Blue Dahlia, con bella gente elegante in abito da sera e musica dal vivo di una big band sono pura nostalgia e rimpianto.
Certo, forse il film ha qualche scena confusa e priva di molto senso, ma vuoi mettere l’atmosfera!
Diretto da George Marshall, descritto come “uno dei grandi maestri della vecchio Hollywood”, con una lunga e onorabile carriera, al giorno d’oggi quasi completamente dimenticata.
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