macaco

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editoriale di macaco

Uno spazio grande, contadino ma moderno, sembra un capannone industriale aperto dove penso sia il mio posto nei prossimi giorni. Sandro e Stefano stanno armeggiando con pezzi meccanici vecchi ma con pittura nuova di un verde intenso, ne ignoro lo scopo, sono quasi spettatore.

Mi ritrovo in compagnia di Adriana in un vecchio borgo di un qualsiasi paesino di montagna, il tempo é piovoso e cade un nevischio insidioso per la mia moto, non siamo i soli, ci sono parecchi motociclisti tra i quali qualcuno che conosco. Preoccupato con la nostra sicurezza, cerco rifugio e chiedo ospitalitá ad una coppia di anziani che vive in una casa a forma di L con la gamba piú piccola della lettera puntata verso il cielo. La casa non há pareti interne, un´unica stanza dove trova posto un vecchio sofá di legno, la credenza e un focolare dove il vecchio si trova in piedi. Subito ci rifiuta ospitalitá, ma finisce accettando sotto il compenso di due euro. Sistemo la moto nella parte della stanza dove ci sono oggetti vecchi e la loro camera da letto. Percepisco che le uniche pareti esistenti sono quelle del fondo, la casa si trova aperta sulla piazza.

Sono in una stanza sporca aperta al vento e alla luce, con foglie di albero e di plastica. In mezzo indivui di un certo passato. Arriva la polizia, la reazione é debole, ho in mano un sacchetto rotto con polpa di tamarindo, in mezzo ci sono due pezzi di hashish, uno secco e l´altro malleabile. Il polizziotto guarda dentro e trova il pezzo piú duro. Lo porta via. Io prendo il pezzo piú morbido e me lo metto nelle mutande. Forse me ne vado.

Arriviamo in auto nella casa dove siamo stati invitati a pranzo da una coppia di amici dei miei genitori, c´é anche mia sorella anche se interpretata da un´altro essere e naturalmente i miei. La casa é molto simile a quella in cui ho vissuto tanti anni, compresa l´area esterna, stessi alberi, le case degli zii. Vedo mio cugino, non so chi l´abbia invitato, gli do la mano. Ci avviciniamo agli amici dei miei, in quella casa uguale alla loro e lo stupore per questa incredibile coincidenza continua a pervadermi. Lei é fatta di sembianze che non si possono ricordare, lui é fatto tale che non ci si puó dimenticare; porta una deficenza che gli fa tremare la mano in modo convulsivo e si presenta con un nome che é un numero e una lettera. Ci fanno accomodare in una sala dove regna una grande tavola ed un divano a forma di u che completa il perimetro della stanza. Hanno due o tre figli che danno l´impressione di essere dementi o ritardati, dicono qualche parolaccia poi se ne vanno. Rimaniamo in cinque e regna un silenzio totale, nessuno dice niente. Mi annoio, mia sorella piú di me ed é gia in giardino a passeggiare. Tiro fuori una rivista che posso aver trovato li anche se potrei averla comprata, nella pagina che sto esaminando c´é la foto del retro di un sistema elettronico, che potrebbe essere un amplificatore, guardo i numeri della leggenda e segno il percorso dei fili. Non mi sembra educato e la chiudo. La signora mi chiede se voglio un succo d´arancia, io rispondo gentilmente che volentieri l´accetterei. La signora non mi da niente, come se si fosse dimenticata. Noto poi un bicchiere di succo mezzo pieno, non só se fosse giá li o qualcuno lo abbia posto adesso. Esco di casa, sembra non si mangi mai e che il tempo si stia fermando, incontro mia sorella e uno dei figli loro ci viene incontro, ci dice che lavora mezza giornata e che guadagna cinquantamila euro l´anno e ne é felice, anche i suoi genitori ne vanno fieri.

macaco 09/03/2008

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editoriale di macaco

Ad una domanda cosí, il nostro pensiero influenzato dall´ambiente in cui ci troviamo non puó far altro che rimandarci a qualche genere musicale, eppure in questo momento vorrei portarvi lontano dal significato che questa parola ha assunto, adattandosi alla designazione di qualche specifica categoria. Infatti la parola genere, nel suo significato piú antico, indica origine, nascita, deriva dal verbo generare.

Permettemi adesso di tracciare un collegamento di pensieri fra antiche saggezze e vicissitudine odierne.

Siamo presumibilmente nell´antico Egitto, nessuno sa dire quando e dove esattamente, si sa solamente che furono redatti per mano di discepoli e che del misterioso Hermes Trismegisto non ci sia pervenuto nulla di materile. Sto parlando dei sette principi ermetici, i principi che da sempre reggono l´universo e la cui conprensione si sta facendo piú chiara anche per noi uomini materialisti.

Uno di questi é próprio il principio di genere, la cui definizione sul piano materiale, é di una semplicitá disarmante; per generare occorre l´unione del maschile e del femminile. Le cose diventano piu difficili di comprensione quando applichiamo il principio di corrispondenza al principio di genere. Il principio di corrispondenza indica che tutti gli altri principi si possono applicare in altri piani (il famoso concetto di “cosí in cima come in basso”) come il piano mentale e quello spirituale, ad indicare che sempre di due elementi abbiam bisogno per poter creare nel mondo delle idee e dell´ intangibile spirito.

Se quindi la creazione mentale é frutto di una unione fra due elementi di genere differente, e noi siamo esseri generatori di idee, pensieri e azioni, vuol dire che dentro di noi portiamo l´elemento femminile e maschile, indipendente dal nostro sesso.

E alllora quanto c´é di maschile e di femminile in me, nel piano mentale?

Potrei tentare una risposta partendo dal mio essere ma prima dovrei distruggere millenni di concetti sociali e imposizioni politico-religiose, troppo complesso e poco interessante per i fini di questa pagina.

Semplificando ancora, nel pieno fisico; quanto c´é di gay in me?

Quand´ero ragazzino ho toccato il cazzo di mio cugino...

Al militare ho sfiorato la bocca di un collega com un bacio...

Mia moglie é leggemente bisessuale e per ora solo nella sua fantasie...

E tu?

E tutti gli altri?

La questione di genere é uno dei temi centrali dei nostri anni, un tema delicato la cui evoluzione merita attenzione almeno a partire dalla rivoluzione sessuale cominciata nei sessanta. Io mi guardo intorno, il mio paesaggio é differente dal vostro, il Brasile trasuda fecondita, eccentricitá, la vita é esposta al pubblico; ho visto un bambino diventare donna in piccole trasformazioni quotidiane in un incessante via vai di fronte casa, ho visto piú donne che coppie eterosessuali baciarsi ad un concerto (pochi uomini lo fanno in pubblico), ho la certezza che molte donne sono diventate lesbiche perché non ne potevano piú di questi stronzi maschilisti, il mio primo ex-sócio é gay, il secondo bisessuale (italiano), infine mia nipote di tredici anni, sulla quale corrono voci di una presunta tendenza, mi dice che il sistema vuole che le coppie siano solo eterosessuali. Ho cercato di spiegargli che non c´entra il sistema, é una questione naturale.

Il sistema invece a me pare che stia facendo come sempre un gioco sporco.

Perché si dedica tanta attenzione alla questione di genere? Nelle telenovelas i primi baci omosessuali, diritti concessi alle coppie, discussioni, programmi dedicati, Pablo Vittar.

Essere etero é fuori moda.

E se una minoria viene messa al centro dell´attenzione mi sento il sorgere di dubbi e non posso far altro che lasciarvi con qualche congettura buttata li, senza peraltro giungere ad un quadro preciso.

  • é normale la conquista della libertá d´espressione da parte di un gruppo di persone che nella maggior parte delle culture é sempre stato perseguitato?

  • il tutto é un grande affare diretto ad un pubblico com potenziale economico

  • gli eugenisti ci vogliono tutti gay e vaccinati

  • la natura crea difese immunologiche

  • Dio é gay (sicuramente uomo non é)

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editoriale di macaco

Settembre 2013, undici anni di Brasile, undici anni senza automobile. Non proprio una scelta voluta, ma frutto di diversi fattori: scarsità di risorse economiche, mercato di credito fra i più cari del mondo, prezzo delle automobili considerabilmente alto rispetto alla media mondiale (rispetto a Messico o USA costano il 45% in più ), mobilità già garantita da uno scooter 125 e da un discreto servizio di trasporto pubblico. Poi due figlie a scuola, una casa fuori città ed altre necessità mi impongono di compiere questo passo che si presenta assai più gravoso di quanto non sia nella mia terra natale.

È giunta l'ora di comprar la macchina, insomma, e, dopo aver raccolto sufficienti informazioni e testimonianze, rimangono pochi dubbi e la scelta cade sul modello ritenuto più economico e resistente; la fiat Uno (modello vecchio). Ancora in produzione in Brasile è un auto che ho già posseduto fra il '93 e il '99, anno in cui l'abbandonai in terra di Romania dopo un'avventuroso viaggio con rientro in aereo; scelta avvenuta dopo aver valutato che la vecchietta con ormai 350mila chilometri probabilmente non ce l'avrebbe fatta a riportarmi nel bel paese.

Mai avrei pensato che a vent'anni di distanza avrei ricomprato una Uno usata, meno ancora che per poter far ciò avrei dovuto affidarmi ad un qualche istituto di credito, in questo caso la mia banca che mi ha offerto un prestito con la modica tassa di interessi del 2,4% al mese.
La Fiat uno non è è un bel veicolo, ha un design superato, ma io la prendo con filosofia, ricordandomi che non devo cadere nella tentazione di eleggere un semplice mezzo di trasporto a status sociale, più difficile è trattenermi di dare un ceffone a mia figlia quando dice che è proprio brutta, ma d'altronde studia in una scuola frequentata per la maggiore da gente benestante che gira in auto decisamente più eleganti.

La mia auto non è quella dei miei sogni ma non lo sono neppure quelle in cui si muove la classe A e B della società recifense, Land Rover, Bmw, Audi, marche che fino a qualche anno fa erano eccezioni e ora sono presenza costante nel sempre più infernale traffico metropolitano. L'auto dei miei sogni sarebbe in verità una col motore elettrico, che non dipendesse di benzina e non inquinasse, che più che sogno lo chiamerei illusione. Con tutti gli avanzi tecnologici raggiunti e impiegati nel settore automobilistico, non si è ancora voluto mettere in pensione l'antiquato motore a scoppio, che definirei in questa sede come l'organo di dipendenza personale dal dio petrolio.

Auto, banca e petrolio, il cerchio si chiude, la triade malefica è completa, non c'è scampo...

Aspetta però, la mia Uno ha un motore flex! Ciò significa che funziona anche con l'etanolo, evviva! Corro subito al più vicino distributore e avvicinatomi alla pompa, noto un piccolo cartello esposto per obbligo di legge dove c'è scritto che per essere più conveniente l'etanolo deve avere un prezzo uguale o inferiore al 70% della benzina. A pennarello poi si legge che in quel posto di benzina la proporzione è dell'84%. Io lo interpreto così, che se vuoi puoi mettere etanolo ma sappi che spendi di più, quindi o sei un idealista o sei un coglione.

E penso a Lula... che tristezza, che delusione queste sinistre sudamericane nelle quali una decina di anni fa avevo riposto qualche speranza. Ricordo perfettamente il discorso dell'ex presidente operaio: "L'etanolo è il futuro, lo esporteremo in tutto il mondo, sarà il cavallo di battaglia dell'economia brasileira, è ottenuto da fonti rinnovabili (la canna da zucchero) e quindi sostenibile…" (sostenibile: parola che in bocca a politici e impresari fa rabbrividire).
Risulta oggi evidente che al governo non interessa neppure il mercato interno, in quanto solo una piccola percentuale della popolazione è composta da idealisti e coglioni, e intanto la Petrobras, una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo, con 50% di partecipazione statale (sigh!) si fa propaganda col “pre-sal”, giacimenti di petrolio nell'oceano atlantico a profondità infernali, e non dice a nessuno che è in deficit perché non riesce a coprire il fabbisogno interno e deve vendere petrolio importato sottocosto perché il governo mantiene i prezzi bloccati per causa dell'inflazione.

E insomma, il mondo va così e la sensazione di essere presi per il culo è forte. Non mi resta che riempire il serbatoio di etanolo e aspettare il giorno in cui questo maledetto petrolio finisca e si chiuda questa triste era dell'umanità. Quel giorno brinderò con cachaça guardando questo caldo sole tropicale mentre illumina i miei pannelli fotovoltaici che caricano la batteria della mia auto... ma forse è solo un sogno di un idealista o di un coglione.

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editoriale di macaco

Passai cinque anni interessandomi in modo approfondito di geopolitica, cercando di capire come l´uomo gestisce l´economia ed il potere istituzionale. Decisi poi di mollare tutto, e per i cinque anni successivi non volli più saperne, avevo ormai raggiunto il mio scopo: confermare attraverso dati oggettivi e studi di esperti la mia naturale avversione verso le forme di rappresentazione del potere e di dominio.

Fino a qualche settimana fa non mi sono mai più interessato di politica. Poi qualcosa dentro me è drasticamente cambiato. Ho scoperto il MoVimento 5 Stelle, qualcosa in perfetta sintonia con i miei ideali.

Vivo da nove anni in Brasile e credetemi, per la prima volta sento qualcosa di nuovo, una spinta di ritorno verso la mia povera patria. È quel sentimento immanente che spinge gli uomini a difendere la propria terra da un´ invasione, con la differenza che il nostro nemico è già dentro il corpo politico e sociale, come un cancro in metastasi.

Immaginate adesso cosa proverebbe un malato se scoprisse improvvisamente una cura, che per quanto amara sia, sarà l´unica che potrà farlo guarire. Quale sentimento dovrebbe nascere nel suo intimo?

Io purtroppo sono lontano, non posso scendere in strada come non ho mai fatto. Ma è proprio necessario? Oggi non serve scendere in piazza, basta fare un click, e se milioni fanno un click, qualcosa cambia.

Si chiama moltitudine, e siamo tutti noi che ci siamo rotti i coglioni di farci rappresentare da uomini e idee che non ci rappresentano, che abbiamo votato nel meno peggio solo perché non farlo sarebbe stato peggiore.

Impariamo allora a valorizzare le nostre capacità, sforziamoci di usare questo strumento fantastico che abbiamo sotto le dita e davanti agli occhi, usiamolo per il potenziale che può esprimere, raccogliendo informazioni, confrontandole, usando sempre il filtro delicato del buonsenso.

I documentari, ad esempio, sono uno strumento piacevole e leggero per informarsi. I migliori hanno il sapore amaro ed il retrogusto salato, e anche i più faziosi sono ricchi di contenuto.

Sapete sognare? Vivere un utopia? Riuscite ad immaginare un'Italia governata da una democrazia partecipativa, dove siano i cittadini a proporre, discutere e decidere?
Ci pensate se proprio noi - dal paese che ha una delle classi politiche più ridicole - potessimo iniziare a cambiare il mondo?

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editoriale di macaco

Recentemente ho visto un documentario sulla metro di Londra. Nel documentario si relatano varie testimonianze di contatti con fantasmi dei vari addetti ai lavori, nel corso degli ultimi anni. Da tali racconti, che paiono assolutamente sinceri e disinteressati, risulta evidente che esista la presenza di alcuni spiriti di molte delle persone che morirono accidentalmente durante i lavori di costruzione e di suicidi, tenendo in considerazione anche le cripte e le fosse comuni ritrovate durante gli scavi della metropolitana.

Negli ultimi anni le mie conoscenze in campo spirituale si sono evolute e arricchite in una forma tale che posso spiegarmi con estrema naturalezza tali fenomeni, abrogando parole sinistre come “fantasmi”, o inutili come “paranormale”.

Gli spiriti non sono altro che anime senza corpo. E' il nostro stato naturale, in cui ci ritroveremo dopo la morte del corpo fisico. Ora, stabilire dove gli spiriti andranno é abbastanza complesso perché dipende da molteplici fattori quali: il grado di elevazione spirituale, la condotta morale, il livello intellettuale e lo storico karmico, ossia i debiti delle nostre vite passate.

Considerando solamente il caso di quegli spiriti che sono chiamati fantasmi, si può affermare che nella maggioranza dei casi sono state persone molto legate alla materia e che dopo il trapasso non riescono a rompere il legame forte con essa. Materia, sia chiaro non solo intesa come beni materiali, ma anche come legame morboso verso altre persone o a qualche attivitá, come il lavoro. Generalmente questi spiriti non sanno che il trapasso è già avvenuto e vagano sulla terra ripetendo il quotidiano della loro esistenza, come nel caso della donna che in vita andò, tutti i giorni, per venticinque anni di fila a rendere omaggio al fratello defunto, o come l'operaio, il cui spirito è stato visto lavorare con una antica lanterna ad olio in una area dismessa del metrò.

Non so cosa penserete dopo aver letto tutto ciò. So invece quello che penso io di coloro che trattano tali argomenti come se oggi fossero ancora dei misteri. Ignorano.

Ignorano che il Cristo non è venuto solo per dirci di amare il nostro prossimo, ma che ha mostrato che la vita continua dopo la morte, ha pure liberato il cammino alla medianità quando è ritornato dopo la morte e ha permesso agli apostoli di “incorporare” degli spiriti che li hanno resi capaci di parlare le lingue più diverse. Ignorano, o disprezzano, il lavoro di Allan Kardec che centocinquanta anni fa scrisse libri immortali sulla realtà spirituale, dettatigli da spiriti altamente illuminati attraverso consulte con numerosi medium. Ignorano che il modo materiale e spirituale sono in perenne comunicazione anche se per molti è difficile percepirlo. Ignorano che il medium dovrebbe essere una figura centrale della nostra società, invece di essere marchiato come matto e  rinchiuso dentro qualche manicomio. Ignorano che questi spiriti, intrappolati nelle trame da loro stessi tessute, hanno bisogno del nostro aiuto per svegliarsi dal torpore e alzare gli occhi cercando quella luce che li condurrà in direzione di altri piani spirituali, in trepidante attesa di poter ricevere istruzioni sul loro stato attuale e di essere  in seguito preparati per il reingresso nel piano materiale.

E' l'ignoranza che fa paura e non i fantasmi.

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